“Lo scandalo che si perpetua: la pietra scartata diventa testata d’angolo; il peccatore crocifisso segue Gesù in Paradiso”. Questo il leitmotiv della seconda giornata della Misericordia per le persone ristrette negli Istituti Penitenziari siciliani che è stata celebrata a Pergusa il 14 aprile 2023. . Una giornata speciale, una sorta di giubileo voluto per la prima volta nel 2019 da Papa Francesco, affinchè i «detenuti, insieme alle loro famiglie, ai cappellani, ai volontari e quanti gravitano nel carcere, possano godere di un momento di preghiera e riconciliazione e far sì che l’essere “persona” prevalga sul trovarsi “detenuti”. In Dio c’è sempre un posto per ricominciare, per essere consolati e riabilitati dalla tenerezza che perdona».
Vi ha preso parte anche una piccola delegazione dell’Arcidiocesi di Agrigento, con un detenuto della Casa Circondariale “Di Lorenzo” e una volontaria, accompagnati dal cappellano don Luigi Mazzocchio. Domenico (nome di fantasia per tutelare la sua privacy) era già pronto con il foglio del permesso speciale dinanzi al block house, l’ultimo cancello che consente gli ingressi e le uscite dal Penitenziario, con diversi minuti di anticipo.
Direzione: Chiesa del Santissimo Crocifisso a Enna, dove, dopo l’accoglienza fraterna con cornetti, caffè e biscotti, ha avuto inizio la celebrazione con il saluto e la catechesi dell’Ispettore generale dei cappellani, don Raffaele Grimaldi. Sono seguite le testimonianze di alcuni volontari, che hanno raccontato della delicata opera di supporto nella rieducazione e nel reinserimento sociale dei detenuti, a fianco dei cappellani, il cui compito è anche quello di prendere per mano e riaccompagnare. Il Signore è un maestro di reinserimento, perché sempre perdona e sempre cammina al fianco di chi per un motivo o per un altro ha sbagliato percorso e si è allontanato dalle vie della legalità.
È seguita la toccante testimonianza di un detenuto, del suo difficile percorso all’interno del carcere fin quando non ha trovato e provato la consolazione della misericordia del Padre. Quindi la celebrazione della Messa, presieduta da Mons. Accolla, arcivescovo metropolita di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela e delegato della Conferenza Episcopale per il servizio della carità e la salute.
Tutta la celebrazione – dalla catechesi di P. Grimaldi all’omelia di Mons. Accolla – ha avuto come tema i due nuclei fondanti della giustizia degli uomini e della misericordia di Dio. Il patto sociale funziona se l’una non esclude l’altra, tant’è che nella Bibbia si narra di Dio che chiede al re Salomone: «Cosa vuoi che io faccia per te?». E Salomone risponde: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché io sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male». Un cuore docile è un cuore che ascolta, una sorta di orecchio dell’anima che raccoglie l’eco della Parola di Dio, vigile e aperto al mistero, pronto all’obbedienza e all’impegno verso gli altri. Ecco, «Io e l’altro: attorno a questi due poli possiamo annodare la vocazione di tutti e soprattutto di chi deve amministrare la giustizia umana, perché questa possa essere non uno svilimento e una punizione fine a se stessa della persona che si è macchiata di un reato, ma pur sempre il riconoscimento della dignità della persona in quanto tale. Anche la giustizia penale nasce per impedire la vendetta privata, mentre le nuove istanze della giustizia riparativa capovolgono il presupposto della giustizia retributiva, mettendo al centro l’incontro e il dialogo tra la vittima e il reo. La giustizia riparativa non è un atto di debolezza o di perdonismo – hanno sottolineato i due prelati – piuttosto aiuta il reo a prendere coscienza del male commesso, sentendosi al contempo perdonato dalla comunità; e una persona che si sente perdonata è una persona che ritorna a vivere.
«Questo è lo scandalo che si perpetua: la pietra scartata diventa testata d’angolo. Il peccatore crocifisso segue Gesù in Paradiso. Chi vive in carcere vive anche l’esperienza di essere cercato da Dio».
Le riflessioni hanno toccato anche i problemi che affliggono il carcere: ambienti non idonei, malsani, spazi angusti per le attività di riabilitazione. Se la Chiesa tacesse su questo non assolverebbe al suo compito di parresia, di coraggio di denuncia della verità; non può tacere di fronte agli 80 suicidi del 2022. Non tutto è cambiato dai tempi in cui il filosofo Voltaire urlava «Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione». Questo tema è stato toccato anche dalla direttrice dell’Istituto Penitenziario di Enna, che ha fatto da padrona di casa all’incontro e ha ricordato quanto sia difficile gestire la giustizia se non si tengono in egual conto diritti e doveri.
La giornata della Misericordia si è conclusa con l’agape fraterna presso l’Oasi Francescana, allietata dal sottofondo musicale di una fisarmonica. Poi la strada del ritorno, l’esplosione di colori del paesaggio, l’ansia di far tardi rispetto all’orario segnato nel foglio del permesso speciale; infine il cancello di Petrusa, riconciliati con noi stessi e la vita.